Questo è il primo di tre articoli del blog scritto da Mauro Cossu (partner Fedro) che spiegheranno come la presenza di Manager Coach migliori la performance delle organizzazioni in un periodo di crisi come quello attuale.
La situazione dell’economia italiana è molto difficile e complessa: i più recenti dati macro-economici non lasciano scampo. Solo per citarne alcuni:
- Competitività: l’Italia è al 49° posto nel mondo, battuta anche da Lituania e Barbados[1]
- Chiusura aziende: per la crisi, tra il 2008 e il 2012 hanno chiuso circa 9 mila imprese storiche, con più di 50 anni di attività. Si tratta di 1 impresa storica su 4[2]
- Cassa integrazione: nel complesso sono state autorizzate 704 milioni di ore nel periodo gennaio-agosto 2013[3]; ad agosto Cig +12,4%[4]. Salgono straordinaria e in deroga
- Ammortizzatori: 80 miliardi erogati dall’Inps dall’inizio della crisi tra cassa integrazione e indennità di disoccupazione; a giugno, richiesta Cig in aumento + 1,7% rispetto a maggio e in calo -4,9% su giugno 2012[5]
- Consumi: nel periodo 2012-13 contrazione record dei consumi di -7,8%[6]. Ciò equivale ad una caduta complessiva della spesa delle famiglie di circa 56 miliardi di euro; il biennio 2012-2013 è stato per i consumi “senza dubbio il peggiore, sono tornati indietro ai livelli del dopoguerra“[7]
- Disoccupazione: Il tasso di disoccupazione a gennaio 2014 è balzato al 12,9%. I disoccupati sfiorano i 3,3 milioni (fonte: Istat). È il tasso più alto dal gennaio 2004 ed è record per la disoccupazione dei 15-24enni: a gennaio 2014 è pari al 42,4%[8].
In questo clima, non stupisce che molte organizzazioni stiano da molto tempo ormai ridimensionandosi, ristrutturandosi, tagliando costi e cercando di fare di più con meno. È esattamente in situazioni come queste che è di fondamentale importanza per la loro sopravvivenza che le persone che vi lavorano diano il meglio di sé. Le organizzazioni hanno un estremo bisogno di attrarre e trattenere quei talenti che ‘fanno sì che le cose succedano’ e, allo stesso tempo, necessitano che le proprie persone lavorino ed agiscano al massimo del loro potenziale.
Diverse ricerche[9] indicano come per un’organizzazione una delle migliori opportunità di accrescere la propria performance di business e di ottenere nel contempo il meglio dai propri impiegati è rappresentata dal coaching. E questo, non solo facendo ricorso sia a coach interni che esterni ma, cosa più importante, sviluppando i propri manager affinché siano in grado di adottare uno stile di leadership basato sull’approccio di coaching e creando uno stile di management ed una cultura organizzativa che siano costantemente permeati dalla filosofia e missione del coaching stesso. Il clima che ne deriva porta ad un significativo incremento dell’engagement e della retention degli impiegati, un miglioramento delle performance e della contribuzione individuali e ad un positivo ritorno dell’investimento.
[1] Fonte: World Economic Forum
[2] Fonte: Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza
[3],4 Fonte: INPS
[5],6 Fonte: Federconsumatori
[7] Fonte: Codacons
[8] Fonte: ISTAT
[9] Bersin & Associates’ ‘High-Impact Performance Management: Part 1 – Designing a Strategy for Effectiveness’ Oakland, 2011;
McKinsey & Company ‘How do I build leadership capabilities to drive business performance’, 2010.
Indubbiamente anche in Italia ormai molte organizzazioni (sia multinazionali di stampo anglosassone che imprese tipicamente italiane) hanno da tempo riconosciuto il valore del manager coach ed hanno iniziato ad investire in maniera sistematica su iniziative di coaching, tanto da aver fondato delle scuole interne dove i propri manager si formano a questa pratica.
Ma al di là delle tecniche e metodologie, la vera chiave di volta è rappresentata dalla consapevolezza che i leader devono maturare quanto prima: per raggiungere i propri obiettivi e quelli della loro azienda è essenziale che sappiano essere sia dei manager capaci che dei coach efficaci. Devono quindi sapere quale dei due cappelli indossare e quando. Per fortuna, viene loro in aiuto uno dei modelli di leadership a mio avviso più completi ed efficaci: quello transazionale-trasformazionale di Bernard Bass.
Lo scopriremo nel prossimo articolo!
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