Perché è bello non vedere il coachee quando siamo in coaching.

Il coaching telefonico è efficace come quello in presenza?

È una delle domande frequenti che mi vengono poste durante le prime lezioni della formazione al coaching.
Con questa domanda i futuri coach condividono le loro perplessità, a volte pregiudizi, sulla modalità telefonica nello svolgere sessioni coaching.
Come si può essere altrettanto efficaci se perdi tutte quelle preziose informazioni visive che il cliente ti invia? Come si può costruire una relazione di fiducia e di confidenza senza che il coach e il cliente si vedano reciprocamente? Queste sono le domande che mi sono posta agli inizi della mia carriera, quando stavo per iniziare una serie di telecoaching in azienda.
Oggi, a distanza di anni, la mia risposta è che il coaching telefonico non solo è efficace tanto quanto quello in presenza, ma ha un vantaggio in più. L’accesso al solo canale uditivo, produce lo stesso effetto “occhio di bue” che illumina l’attore durante il monologo. L’attenzione, sia del coach che del cliente, è rivolta quasi completamente al flusso dei pensieri che emergono durante la conversazione ed al linguaggio scelto per esprimerli.
I patterns mentali, le convinzioni e i valori che guidano la nostra vita e i nostri comportamenti emergono con più evidenza non solo al coach ma anche allo stesso coachee, potenziandone il processo di consapevolezza.
Il cliente ha l’opportunità di ascoltare con maggiore attenzione i propri pensieri, mentre il coach può liberarsi da bias innescati da segnali verbali o stimoli esterni che riempiono spazi vuoti, sperimentando così una modalità diversa di ascolto.
Con l’esperienza si è in grado di cogliere anche le sfumature degli stati d’animo del nostro cliente; saper distinguere un silenzio di riflessione da un silenzio carico di emozione o da uno indicatore di distrazione.
Il coach durante una sessione telefonica può raccogliere tutte quelle informazioni utili per offrire al coachee un’esperienza in cui apprendere nuovi modi di pensare e nuove soluzioni.
So bene che non tutti i nostri coachee sono propensi all’uso del telefono, in particolare nei primissimi incontri, ed in questi casi vale la regola di “assecondarli”, ma in seguito, quando avete creato una buona relazione, vi suggerisco di proporre una sessione telefonica proprio per offrire una nuova prospettiva di consapevolezza. Lo stesso suggerimento vale per i coach che desiderano sviluppare la competenza dell’ascolto e della fiducia verso il coachee. L’attenzione focalizzata sulle parole del cliente, imparare a sincronizzarsi sulle sue pause, dare spazio ai suoi silenzi è un ottimo allenamento.
Negli ultimi anni le piattaforme di conference call rendono quasi superato l’uso del telefono nel coaching, se non in casi di cattiva connessione dove viene considerato l’extrema ratio, in realtà abbiamo l’opportunità di dare ancora più valore al nostro servizio.

Ecco perché è bello non vedere il coachee mentre gli stiamo facendo coaching.

Ulteriori riflessioni sull’argomento si possono trovare in questo articolo di   Karyn Danielle Chylewski, Leadership Coach.

 

Michela Alunni,

Direttrice Scuola di Coaching e Mentoring Fedro