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Ognuno di noi conosce il potere delle parole scritte sulle pagine di un libro, evocative di atmosfere e paesaggi lontani, di avventure mai vissute ma sperate. Il fascino dell’alchimia di parole e melodie che suscitano stati d’animo in cui amiamo cullarci, ci sono familiari fin dall’adolescenza. Personalmente ciò che mi affascina da sempre è l’effetto spiazzante che affermazioni o domande possono avere su di noi, come improvvisi insight, squarci di luce che illuminano ciò che non conoscevamo o immaginavamo fino ad un secondo prima.

Ho sempre ammirato coloro che mostrano questa abilità, ho cercato di scoprire il loro segreto e forse questo è anche uno dei motivi per cui mi sono appassionata al coaching.

Ho scoperto in seguito, nel corso della mia formazione al coaching ed alla comunicazione efficace, in cosa consiste quella misteriosa abilità, o meglio ciò che io ritengo possa essere.

I virtuosi del “potere illuminante delle parole” possiedono alcune capacità, innate o acquisite, che riescono a combinare con semplicità e eleganza. Se chiedessi di indovinare quali possano essere, con molta probabilità tra le risposte più frequenti ci sarebbe la capacità di ascoltare. Tanto è scontata come risposta, quanto è complessa come abilità da acquisire. I neofiti del coaching spesso se ne ritengono ben provvisti, ma nella pratica si accorgono di quanto ancora ci sia da allenarsi. Letteratura, training, tecnicismi sono utili ma non risolutivi. I virtuosi sanno ascoltare come sanno fare solo “gli esploratori di mondi possibili”, come spiega Marianella Sclavi in “Arte di ascoltare e mondi possibili”. Ascoltano possedendo la consapevolezza che esistano altri “mondi” oltre il proprio e sono sinceramente curiosi di conoscerli. Nella loro esplorazione sono in grado di controllare i loro pregiudizi e interpretazioni facendo largo alle informazioni dell’interlocutore, raccogliendole senza alterazioni. Banalmente, saper ascoltare, ma quanto impegno per acquisire l’atteggiamento fondamentale, quanto lavoro su noi stessi c’è da fare!

Coloro che ho definito “i virtuosi del potere illuminante delle parole” sanno anche cogliere nel segno con le loro parole, hanno una capacità quasi chirurgica nel far emergere ciò che è la questione cruciale, la chiave di volta di cui ha bisogno il loro interlocutore. L’efficacia è subito visibile dalla reazione suscitata, espressione del volto basita, silenzio, affermazioni del tipo “Non lo avevo preso in considerazione”, “Bella domanda”, ecc. Ognuno di noi ha vissuto almeno una volta questa sensazione e può ricordare quell’effetto quasi di brusco risveglio. In alcuni questa abilità è una dote naturale, ma quello che ho scoperto è che si può apprendere e con grande efficacia.

“Come esseri umani noi ci serviamo del linguaggio […] per rappresentare la nostra esperienza “       La Struttura della magia di R. Bandler e J. Grinder

Il linguaggio è il modello della nostra personale “interpretazione” del mondo nel quale viviamo, attraverso di esso comunichiamo non solo contenuti o informazioni, ma soprattutto comunichiamo la nostra struttura profonda, ossia la mappa del mondo costruita con le nostre esperienze e da queste stesse influenzata. Nella “Struttura della magia”, viene illustrato il processo e quindi la tecnica che permette di riconoscere nel linguaggio verbale gli indicatori delle convinzioni che costituiscono l’architettura della nostra mappa e per ciascuno di essi sono suggerite tipologie di domande che hanno il potere di far emergere convinzioni, di cui non siamo consapevoli, proprio perché sedimentate in profondità, ma che hanno una grande influenza su noi stessi e le nostre potenzialità. Quindi, il linguaggio diviene anche strumento di ampliamento della Mappa. Saper individuare le espressioni critiche e formulare la domanda o l’ affermazione adeguata, ci permette di offrire al nostro interlocutore sprazzi di consapevolezza e nuovi insight.

Padroneggiare la prassi del Metamodello abbinandola ad un ascolto profondo ed empatico sono, a mio modo di vedere, le abilità fondamentali da allenare per diventare virtuosi nell’offrire nuovi orizzonti con il potere delle parole. La buona notizia è che non si tratta di una “magia” patrimonio di pochi virtuosi, ma  può essere appresa, come ben sanno i Coach professionisti, che probabilmente sono rimasti affascinati proprio da questa magia.

 

Michela Alunni

ACC Corporate e Life Coach

Direttore Fedro – Scuola di Coaching & Mentoring

 

Articolo pubblicato su CoachMag n.16, il Magazine del Coaching.