Quando mio padre era al lavoro e io bambina ricordo nettamente i suoi racconti sui giovani apprendisti. All’epoca, circa 40 anni fa, un lavoratore aveva un lavoro per la vita, un mestiere, e a meno che non si verificassero condizioni straordinarie, anche un’azienda per la vita. L’engagement non era un tema, non c’era bisogno di nessuna strategia per far sì che i dipendenti sentissero come propria l’azienda, tutto avveniva in modo automatico, “lavoro per la Telecom” diventava “sono della Telecom”, il lavoro, l’azienda venivano elevati a livello di identità.

Nonostante ciò il tema delle “nuove generazioni” era presente alla nostra tavola quasi tutti i giorni, mio padre lamentava la differenza dei “giovani”, la mancanza di quei valori di “sacrificio e pazienza” che avevano invece a suo dire caratterizzato la sua gioventù. “Vogliono tutto e subito” soleva dire e pensare che all’epoca non c’erano pc in casa e i telefoni erano ancora quelli con il disco numerico.

Questo conflitto generazionale è più vivo che mai se di conflitto possiamo parlare. Nelle aziende ora convivono due o tre generazioni contemporaneamente e la vera sfida dell’inclusione e della diversity a mio avviso è proprio quella di creare una convivenza in cui tutti possano apprendere, comprendere e apprezzare.

Se è vero che le aziende parlano di innovazione e digitalizzazione come risorse per governare, e in alcuni casi sopravvivere, la complessità del futuro, è altrettanto vero, almeno nella maggior parte delle imprese italiane, che la governance dell’impresa stessa è in mano a baby boomers o alla generazione X entrambe poco “digitalizzate” e “connesse”.

I digital natives Millennials e generazione Z si trovano quindi a interagire con supervisori e capi che spesso non solo non ne comprendono i valori e il linguaggio, ma che giudicano negativamente alcuni atteggiamenti intrinsechi di queste generazioni proprio come mio padre: “vogliono tutto e subito”.

La sfida dell’inclusione è una strada a due corsie, l’apprendimento, la comprensione e l’apprezzamento possono e devono riguardare ogni generazione nei confronti delle altre, passano attraverso i valori di ciascuna generazione, la valorizzazione delle differenze, l’apertura al diverso e la comunicazione.

Baby boomers e generazione X hanno la necessità di comprendere come e quanto essere nati nell’era digitale impatta il modo di esprimersi e di comprendere delle generazioni y e z, potranno così apprezzare l’estrema capacità di lavorare in multitasking e di creare network. Potranno orientare meglio i loro colloqui attraverso la sintesi e l’essenzialità del linguaggio, scopriranno che i Millennials anche se flessibili e orientati al cambiamento ricercano chiarezza delle regole e sono motivati dal “personal gain”.
A loro volta le generazioni y e z se si metteranno in scoperta di quelle precedenti potranno apprezzare la tenacia e la capacità di concentrazione dei loro colleghi, apprendere a relazionarsi con l’azienda in modo più sentimentale e affettivo.
Se alla generazione X è stato prospettato un futuro pieno di opportunità, peraltro poi non realizzate nella maggior parte dei casi, Millennials e soprattutto la generation z hanno iniziato la propria carriera professionale in piena crisi economica, noi cercavamo il lavoro perfetto, loro una stabilità economica per iniziare.

 

To be continued ….

 

Laura Quintarelli

Partner Fedro & Mentor Coach MCC